Marina Martorana è giornalista di attualità, autrice di manuali/saggistica e consulente di comunicazione
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Il fagiolo autoctono è diventato libro: presentazione sabato 27 maggio a Brebbia (VA)

Ed ecco una novità editoriale…dal campo alla libreria: I fagioli “fasòeu” di Brebbia  
Tradizione e storia – Buona cucina e amicizia
di Domenico Gioia
Presentazione del libro sabato 27 maggio 2017, ore 19.00, nel Salone dell’ex Asilo in piazza della Chiesa a Brebbia (VA).
Seguirà cena  – su prenotazione –  con piatti a base del rinomato legume, a costo contenuto.
Insieme all’autore e ai Volontari, saranno presenti come relatori:
– Pietro Macchione (editore di I fagioli “fasòeu” di Brebbia)
– Federica Lucchini ( giornalista La Prealpina)
– Matteo Fontana    (giornalista La Provincia di
Varese)
– Maria Carla Cebrelli (giornalista Varesenews)
Con la partecipazione dello chef Sergio Barzetti
Modera l’incontro Marina Martorana

Per info e prenotazioni: ifasoeu.brebbia@gmail.com

Premessa.
Non tutti sanno che il fagiolo (genere Vigna) era coltivato in Italia ben prima della scoperta dell’America. A partire dal I secolo d.C. anche sul verdissimo e fecondo territorio agreste di Brebbia si produceva questo legume.
NB: Brebbia è un grazioso paesino adagiato in un contesto di saliscendi collinari sulla sponda lombarda del Lago Maggiore, nella provincia di Varese. In centro paese spicca una imponente e antica Chiesa in marmo bianco in stile romanico, catalogata come monumento nazionale.
Ma torniamo al fagiolo, anzi, al “fasòeu” come si dice in dialetto locale. Che nel passato è stato per i brebbiesi non solo un ottimo alimento proteico ( definito la carne dei poveri), ma anche merce e moneta di scambio. Da esso gli abitanti traevano di che vivere e sostenersi.
Qualche anno fa Domenico Gioia, durante il suo mandato prima come assessore e poi come sindaco di Brebbia, pensò di reintrodurne la coltivazione insieme con un gruppo di cittadini-volontari, con l’obiettivo di valorizzare e promuovere il territorio, nonché le sue tradizioni agro-alimentari.
Il 23 ottobre 2009 venne stilato, tra il gruppo di coltivatori e la Condotta Slow Food di Varese, il Disciplinare di Coltivazione del Fagiolo di Brebbia.
Così tutto ripartì sulla scia della sostenibilità e del consumo di “cibo buono, pulito e giusto” . E rinacquero dalla generosa terra brebbiese i preziosi piccoli legumi tondeggianti, con una tipica macchietta scura all’attaccatura germinativa che li contraddistingue anche nella denominazione : “i fagioli con l’occhio”
La comunità Slow Food, nata intorno al fagiolo di Brebbia, è stata protagonista in molte importanti manifestazioni, tra cui Terra Madre di Torino, Slow Beans di Orvieto e Trento, oltre a Expo 2015 di Milano, suscitando interesse socioculturale e alimentare
In questo libro Domenico Gioia racconta per filo e per segno l’insolita vicenda. Un percorso singolare che, oltre ad aver ripristinato una coltura storica, ha fatto rinascere il desiderio di socialità, di solidarietà e il senso di appartenenza tra le tante persone che hanno partecipato agli avvenimenti.
Grazie a questo prezioso fagiolo, infatti, è  nato nella campagna brebbiese un vero e proprio orto comunitario. E si è dato vita a due avvincenti appuntamenti annuali: la sbaccellatura in piazza e la festa promozionale, di inizio ottobre, con degustazione di pietanze tutte a base di fagioli: sono nate così le oltre 70 ricette riportate nella seconda parte del libro.

Scheda Libro
Titolo: I Fagioli “fasòeu” di Brebbia
Sottotitolo: Tradizioni e storia – Buona cucina e amicizia
Autore: Domenico Gioia
Editore: Macchione
Numero di pagine : 183 ( con diverse foto a colori)
Costo: 20 euro
Dove acquistarlo: in libreria, direttamente dal sito dell’editore www.macchionepietroeditore.it, nei principali bookshop on line, nel negozio “La Casera” di Brebbia

 

 

 

 

All’inaugurazione di Studio 21

<img class="alignleft size-medium wp-image-652" src="http://www celebrex 100 mg.marinamartorana.it/wp-content/uploads/2016/04/DSC04705-225×300.jpg” alt=”DSC04705″ width=”225″ height=”300″ />Ieri in quel di Brebbia (VA), nel tardo pomeriggio, c’è stata l’inaugurazione di Studio 21, il nuovo laboratorio di idee per l’info-comunicazione giornalistica. Informazioni, aperitivo & buffet. Paola era contenta e un po’ emozionata, io semi-lessa da un attacco di cervicale tenuto a bada dal Voltaren. Comunque ce l’abbiamo fatta. Un frizzante via vai di persone si è alternato a Villa Brumar dalle ore 18 alle 21, dentro la cascina del 1903 che ospita la nostra nuova attività e fuori, in giardino: in totale abbiamo contato una cinquantina di ospiti. Felicissime del risultato. Non siamo certe che tutti abbiano compreso esattamente di cosa si occupa Studio 21, però l’interesse era notevole, abbiamo risposto a valanghe di domande e fissato alcuni appuntamenti. E’ stato un incontro volutamente informale, né Paola né io crediamo che situazioni ingessate, formali, di conseguenza pesantucce possano DSC04843incentivare la comunicazione. Il nostro stesso lavoro non avrà “format” di riferimento, personalizzeremo le consulenze di volta in volta in relazione al committente, alle sue aspettative, al suo budget. Desidero ringraziare tutti quanti hanno partecipato e animato l’evento inaugurale: grazie, senza di voi non sarebbe stato possibile vivere una serata così intensamente piacevole. A partire dal primo cittadino di Brebbia, Domenico Gioia che è il miglior sindaco si possa immaginare: eclettico, lungimirante, aperto di mente, particolarmente attivo nei confronti della comunità che coinvolge in una marea di utili iniziative sociali. DSC04903Ma abbiamo avuto con noi anche ( e non solo) il regista Aldo Lado, il filmaker Matteo Jamundo, il maggior esperto di backgammon in Italia, Marco Fornasir da me soprannominato Mister Backgammon,  la soprano Anna Chierichetti, il direttore logistico Fabrizio Arreghini che è il compagno di vita di Paola e mio marito Bruce Dutt, grande e instancabile organizzatore senza il quale la serata non sarebbe riuscita. Non certo ultimi, dobbiamo ringraziare Patrizia del Mastro (collaboratrice-interprete  di Studio 21) che ha introdotto il breve discorso di Paola e mio con il filosofo Maurizio Zani, al quale dobbiamo il reportage fotografico. E adesso..let’s go, il lavoro ci attende