Marina Martorana è giornalista di attualità, autrice di manuali/saggistica e consulente di comunicazione
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Comunicare non è un’improvvisazione ma una scienza

Tempo fa ho scritto per la testata on line  www.outsidernews.net  questo articolo che ripropongo anche sul mio blog,  perché mi sembra che di (vera) comunicazione si parli troppo poco

Comunicare? Non è un’improvvisazione. Ma una scienza con tecniche, metodi, regole

E’ come minimo curioso che in Italia la comunicazione (professionale) non sia ancora tanto nota. Gran parte la intende come ufficio stampa, ovvero l’impostazione di un rapporto diretto con i media per diffondere le notizie aziendali. Altri la confondono con le PR, pubbliche relazioni, che in realtà consistono in un metodo che oscilla dal corretto cortese al super lecchino per acquisire e mantenere buoni rapporti con quanti di proprio interesse. Ci sono poi quelli che si ritengono assolutamente socievoli e quindi autosufficienti in materia. E magari lo sono pure al Bar Sport con gli avventori o a cena a casa di amici, ben diverso interfacciarsi con un top manager per una trattativa commerciale. E ancora, alcuni non hanno proprio idea che i modi di parlare, scrivere, comportarsi incidano nei loro rapporti di lavoro. E spesso li determinino.

La metafora sta proprio nella storia della comunicazione, con l’aneddoto della nave di Teseo. Nell’antico mondo greco, in cui gli eventi si intrecciavano con leggenda e mitologia, ricordiamo la morte di re Egeo, suicida per via di un errato messaggio, pervenutogli a distanza. Il figlio Teseo, infatti, al ritorno via mare dall’impresa vittoriosa contro il Minotauro, aveva dimenticato di sostituire le vele nere con quelle bianche. Segnale concordato in precedenza per far intendere da lontano al padre, in sua attesa sulla terraferma, che la missione era riuscita e lui era salvo.

La precisione, essere o imparare a essere precisi, non a caso è una delle tante tecniche della comunicazione.

Non se la prendano i pochi e veri esperti, noi giornalisti scriviamo per il vasto pubblico. O meglio, cerchiamo di diffondere informazione proprio nei settori meno conosciuti.

Comunicare, si sa, è un’esigenza che nasce nella notte dei tempi. E si è evoluta di pari passo alla Storia: dai segnali di fumo gestiti con fiamma più alta o bassa, intensa o tenue della Mesopotamia datata 3500 a.C. alla odierna tecnologia, con la digitalizzazione e i social.

Questo significa, semplicemente, che la comunicazione viaggia in ogni senso al ritmo dell’attualità.

Piccola parentesi etimologica: la parola comunicazione deriva dal greco antico koinòs, che significa ‘mettere in comune’. e poi dal latino, cum (con) e munire (legare, costruire) e ancora da communico, mettere in comune, far partecipe, che a sua volta deriva dall’aggettivo communis, comune, che appartiene a molti e significa anche affabile, cortese, come dal sostantivo: comunità, nazione, bene comune.

In sintesi, la comunicazione è un affascinante insieme di azioni, gesti, silenzi, parole scritte, verbali e non verbali, comportamenti, atteggiamenti che consente alle persone di intendersi, unirsi, scegliere percorsi appunto comuni. Come raccontavamo prima, l’esigenza umana di codificare i segnali per mandare messaggi è preistorica.

Facendo un grande balzo di secoli in avanti, dopo la rivoluzione industriale e la diffusione della psicologia, nei Paesi anglosassoni (Stati Uniti in testa) sono iniziati i primi studi: regole, metodi, tecniche, via via affinati e tuttora oggetto di continue evoluzioni. Così la comunicazione è diventata una scienza.

Ed eccoci in Italia dove, nei primi anni Novanta, è stata istituita la laurea in Scienza della Comunicazione. Tanto basic quanto introduttiva all’argomento. Che oggi è sviscerato in master, corsi, stage, workshop rivolti principalmente a imprenditori, manager e ai responsabili aziendali dei settori comunicazione, marketing, pubbliche relazioni, risorse umane.

Durante questi momenti di formazione i docenti insegnano l’approccio metodologico e scientifico ai canali di comunicazione. Forniscono, in pratica, gli strumenti per mettere in atto professionalmente l’efficacia del saper comunicare. Magari durante una negoziazione, nel public speaking, nel time management, nella gestione dei rapporti, nel problem solving.

E tra le tante materie e tematiche di apprendimento (naturalmente variano secondo il ciclo di lezioni scelto), per esemplificare non manca la morfopsicologia, lo studio della personalità attraverso i tratti del volto. Utile per capire subito il profilo caratteriale di chi si ha di fronte. Oppure, la comunicazione non verbale e le micro espressioni facciali, per leggere i messaggi di tensione, alto gradimento, noia, simpatia, rifiuto inviati inconsciamente dall’interlocutore. E, naturalmente, a comportarsi di conseguenza. Come anche per scoprire che esistono ben undici forme di domande e nove di colloquio. Non certo ultimo, focus sulle meta domande, ovvero le domande giuste. Mai generalizzare, è una forma errata di espressione: per gestire con successo un incontro bisogna saper utilizzare la precisione. Una tecnica, appunto. Non un’improvvisazione.

Grande evento stellato a Porto Cervo: ecco a noi lo champagne Maxime Blin

Cin-cin , je suis Maxime Blin

Tra cultura e tradizione: un grande evento enogastronomico a Porto Cervo per la prima presentazione al pubblico italiano del prestigioso champagne, distribuito in oltre 15 Paesi

La festa per il battesimo: super bollicine e top gastronomia si incontrano nell’ edonistico evento di mercoledì 6 giugno al Confusion Boutique Restaurant, lungo la scenica Promenade du Port, a Porto Cervo (SS).

Dalle ore 19, in un’atmosfera di raffinato eclettismo, l’esperto internazionale di gastronomia Sebastian Ripari racconterà quali sono gli abbinamenti culinari più seducenti accompagnati da champagne

Ecco i protagonisti dell’evento: ai fornelli Jacques Pourcel ( Francia, 3 stelle Michelin, titolare di una decina di ristoranti nel mondo) come ospite d’onore, Italo Bassi ( 3 stelle Michelin e patròn di La Confusion Boutique Restaurant), lo chef Marco Mainardi di Fino Beach, il produttore Maxime Blin – quarto in linea generazionale dell’omonimo champagne proveniente dai vigneti francesi di Trigny – e il Maestro pasticcere Gianluca Fusto, numero uno mondiale

Quattro etichette del prezioso nettare di Bacco faranno tintinnare i calici degli ospiti a Porto Cervo: Cuvée Maxime Blin, Onirique, Rose Brut, Grande Tradition.

Curiosità e info in pillole:

  • Lo champagne Maxime Blin, di altissima qualità, vince ogni anno la medaglia d’oro o d’argento ai concorsi internazionali del settore
  • E’ stato scelto da Le Bureau d’etude Gastronomique www.lebureaudetude.com
  • E’ distribuito dalla propria società Mare di Champagne in Stati Uniti, Cina, Giappone, Africa, Italia ( da un paio di anni), Russia, Svizzera e in espansione su altri mercati
  • Si sorseggia nei ristoranti più esclusivi e si può acquistare solo nelle enoteche: non è presente per scelta nella grande distribuzione
  • Viene servito nei voli della Qatar Airways e, di recente dopo l’acquisizione, di Airitaly
  • La linea Blin esiste dal 1932
  • Il suo costo, dal produttore al consumatore, consente un risparmio indicativo del 30% a quanti lo scelgono
  • Il range di prezzi di una bottiglia oscilla da 49 a 250 euro. Ma per il millesimato 98, in bottiglie numerate, ci vogliono1000 euro
  • L’attuale proprietario di terreni e vigneti – 12 ettari a Trigny, in Francia, nella Regione dello Champagne – si chiama Maxime Blin, 34 anni. Appassionato cultore nel DNA, ha creato la sua prima linea quando ne aveva 20. E’ il quarto della generazione
  • Maxime Blin è Presidente de l’Association syndacale de Champagne, Les Mains du Terroir
  • Attualmente vengono prodotte 140 mila bottiglie all’anno: il 55% resta in Francia, le altre sono esportate
  • 11 sono le etichette dello champagne Maxime Blin (Carte Blanche, Carte Douce, Rosé, Millésime, Grande Tradition, Cuvée l’Onirique, Cuvée l’Authentique, Cuvée Maxime, Millesime 1998, Cuvée Craziness, Clés d’Eole)
  • Tra i tanti estimatori ( artisti, musicisti, intellettuali) l’attrice italiana Manuela Arcuri, ogni anno per il suo compleanno, ordina il Cuvée Craziness

Emergency: Gino e Cecilia Strada tra business e ideali

Leggo del “divorzio” tra Gino e Cecilia Strada e mi viene in mente un episodio. Significativo.

Quando stavo per sposarmi,   ero  decisa a fare partecipazioni e bomboniere solidali con Emergency .

Così ho telefonato a una sede milanese della ONLUS per capire come. Non ricordo il nome della responsabile che mi ha risposto, forse non ci ho fatto caso o non si è presentata. Lo sottolineo perché amo essere precisa.

Comunque i fatti sono reali e facilmente verificabili. La tizia mi ha detto che non se ne occupano loro, ma un’azienda di cui non mi ha fatto il nome. Idem per le partecipazioni, altra società di grafica. Ho chiesto spiegazioni, non ne ho ricevute.

In pratica avrei dovuto scegliere il tutto via Internet tra format prestabiliti (sia per le bomboniere che per le partecipazioni) , pagare on line.

Logica conseguenza: una parte della mia spesa ( e quanto?) sarebbe andata a Emergency, l’altra non so a chi.

Molto più semplice e trasparente, corretto, specificare nel sito Internet tutto ciò. Soprattutto per un’Associazione che si professa paladina dei diritti umani. Un grande valore, come l’onestà intellettuale  che manca in questo modo di agire.  Perché? Perché è ben più facile trovare ignari sostenitori della causa che pensano di aiutare  con i loro soldi (solo) Emergency?

Sono rimasta super delusa, infatti mi sono rivolta altrove per le mie nozze. E oggi credo di capire le divergenze  tra business e ideali  che hanno portato alla rottura personale  – e diciamo professionale –  tra Gino e Cecilia Strada.